Title: Noi, due, quattro…
Year: 2019
Organico: Opera in un atto. Libretto di Elisa Fuksas
Prima esecuzione: 13-20-22-25 Settembre 2019, Maggio musicale Fiorentino, dir. Valerio Galli
Editore: SUVINI ZERBONI
Genere: Opera
Immaginiamo una coppia, altoborghese, lui deputato, lei deputata all’educazione del pargolo; immaginiamo che la moglie, un po’ per noia un po’ per non morir, un po’ per genuflettersi alla moda del momento, convinca il marito ad iscriversi ad un sito di incontri on-line; immaginiamo che il deputato, dopo rituale profluvio di cattolici tentennamenti, s’innamori, sognante betoniera di primavera, di una fascinosa figura femminile, in un eros tutto virtuale fatto di digitazione, connessione, riprova a connetterti, prende quattro tacche etc. e che la moglie, al contrario, preferisca alle schermaglie amorose del virtuale internetiano, la solidità ben più reale di un corpo maschile solido come un osso e caldo come la lama di un frullino. Immaginiamo che il deputato, di ritorno a casa, scopra la moglie a letto con il corpo maschile di cui sopra, mentre la bella internetiana è sparita in una selva fatta di server, indirizzi http, banners, troll…
Noi, umani della società del mercato, del libero scambio e della connessione perenne, non avremmo tentennamenti a pensare questo racconto – con rigorosa naturalezza – come una storia d’amore tra tante, una storia di eros e tradimento del nostro evo: basti sapere che l’intera vicenda è tratta da un evento reale di qualche anno fa, esploso negli Usa, e commentato dai più solo perché, chiusi i battenti e le battone del sito, vennero resi pubblici i nomi degli aderenti: niente di più naturale.
L’opera che ascolterete questa sera tenterà una lettura orientata in direzione ostinata e contraria: contestando innanzitutto la “naturalezza” acritica con la quale leggiamo, ci abboffiamo, consumiamo (merce tra le altre) le narrazioni in cui quotidianamente siamo immersi, e che incessantemente ci interpellano (è il meccanismo stesso dell’ideologia: presentare come “seconda natura” incontestabile quelle che invece sono convenzioni sociali, privilegi, credenze, tabù culturali etc.).
Quella messa in campo dalla musica di Noi, due, quattro… è una lettura critica di una storia, di una fabula, intese come un documento sociologico-antropologico straordinario (quanto più straordinario quanto raccontato come una storia “naturale”) di un’umanità desertificata, in cui qualsiasi atto esistenziale è filtrato, coartato dai mezzi di comunicazione, dalle connessioni, gli sms, le piattaforme dei social-forum, le foto privatissime pubblicate su Instagram, le confessioni intime elargite su FaceTime (fu così che il classico vis-à-vis divenne pixel-a-pixel).
Un’umanità, la nostra, in cui gli stessi corpi sono cancellati, virtualizzati (lo stesso sesso dematerializzato in un profluvio di web-chat, toy-sex, Big-Jim, porn-hub); corpi in perenne rischio di disgregazione per improvvisi problemi di connessione (si veda il finale dell’opera…).
Dopo la morte di Dio, diagnosticata da Nietzsche, sembra giunta l’era della morte del Reale e della sparizione dei corpi: a divenire inattingibile è il Mondo stesso, sostituito da una miriade di Simulacri: immagini digitali, cene via Skype, acquisti di libri, librerie, regali, carta igenica, condizionatori wireless, effettuati attraverso portali on-line, e ricevuti comodamente a casa propria.
I protagonisti dell’opera si muovono come incistati in spazi chiusi, nella claustrofobia di interni lussuosi, Hotel a 5 stelle, percorsi benessere dotati dei maggiori confort, appartamenti high-class; unico rapporto con l’esterno: i media digitali, i telefonini, i messaggini…
Siamo di fronte al nucleo segreto dell’alienazione radicale dell’uomo postmoderno: perché tutto ciò che giunge dall’esterno (dall’altro) assume le vesti nebulose, fantasmatiche del virtuale.
Fuori dalle pareti dorate delle stanze del lusso, si rincorrono, ansiose e caotiche, voci sul riscaldamento globale, su bambini affogati in mare, guerre civili, famiglie gettate al lastrico da imperscrutabili licenziamenti: tutto assume i contorni indefiniti, fantasmatici, delle web-cam, delle infinitesime versioni registrate dai social, in cui ogni evento si trasforma perennemente nel contrario.
Trionfo dell’irrealtà, introiezione costante del linguaggio dei media, dei film, dei video-clip: basti pensare alla prima scena dell’opera in cui Eva, la consorte, la belle ennuyée, post-coito, si rivolge al marito chiedendo: “ti piacciono i miei piedi nello specchio… li trovi belli? Le mie caviglie? Le mie ginocchia? E le mie cosce, vedi il mio culo nello specchio… ti piace? E il mio seno?”.
Un linguaggio che rispecchia quello, allusivamente pruriginoso, caratteristico dell’irruzione di scene soft-core nel cinema occidentale a partire dagli anni ’70 (da Basic instinct et similia, fino al cinema di Valerian Borowczyk, ma si potrebbero riportare infiniti esempi).
Ora, si tratta di un linguaggio quantomai “irreale” (straordinario l’uso criticamente “irrealista” fattone da Fassbinder nello straordinario Il matrimonio di Maria Brown: certo, se mia madre avesse usato un frasario simile, mio padre, operaio, avrebbe sicuramente chiamato il 118 per sospetta crisi ischemica della consorte), che accentua l’isolamento solipsistco dei personaggi: vuote solitudini orfane di mondo.
Abbiamo immaginato una musica che canti l’horror vacui di un’umanità ridotta a mera funzione di consumo di simulacri, virtualità, beni di lusso, mezzi di comunicazione, sorda alle sorti del Mondo, cieca di fronte alle tragedie dei suoi simili, che veleggia inebetita, anestetizzata, verso la catastrofe.
Siamo partiti dal tagliente ritratto asettico di una società che sembra raggiungere l’eccellenza esclusivamente nell’esercizio pervicace di una smisurata bêtise, per tessere un omaggio sentito a quel sussidiario analitico che è il Bouvard et Pécuchet di Flaubert.
Title: Frecciarotta
Year: 2012
Organico: Opera in un atto per coro, v.rec., soli, e orchestra su testo di Sandro Cappelletto. (2.2.3.2. – 3.2.2.1. – 2 Perc. [I: Mr., 3 Ps., Trg., Tamb., Martello – II: Vibr., Cp., C., Tab., Surdu]- Tp. – Pf. – A.: 16.14.12.10.8.)
Prima esecuzione: Teatro Olimpico, Roma, 27 Febbraio 2012; Auditorium Foligno, Amici della musica 2 Marzo 2012; Teatro comunale de L’Aquila 5 Marzo 2012, Orchestra filarmonica Abruzzese, Coro della Filarmonica Romana, Dir. Marcello Bufalini
Editore: RAITRADE
Genere: Opera